martedì, febbraio 06, 2007

Autorità sotto assedio




Punizioni esemplari per i colpevoli, ecco il vero omaggio al sacrificio del giovane poliziotto Raciti che la Giustizia italiana dovrebbe fare.
Domeniche senza calcio? Perchè no, si può vivere bene anche senza..negli ultimi anni sono morte più di cinquanta persone a causa del calcio. E' ora di dire basta. Non si può morire per un gioco, non per uno sport. E' giusto vedere impiegati centinaia di poliziotti attorno ad uno stadio dove si sta disputando una partira?...non una guerra o un attacco terroristico. Invece di monitorare le strade e le città, sono tutti impegnati a contenere la furia dei tifosi. Che terribile spreco di energie e di soldi... Stop al calcio, ma è come dire basta con la benzina...quando ci sono grossi interessi economici dietro è impossibile fermare la macchina dei soldi. A meno che la gente non si disgusti di tutto ciò e smetta di andare allo stadio o di guardare le partite.
Poco ci manca, con me e con molti altri ci sono riusciti bene.
Viviamo nel paradosso più vergognoso, la verità rovesciata: se un calciatore (vedi Ronaldo) guadagna 100.000,00 euro al giorno! per correre dietro ad un pallone e un poliziotto ne guadagna 1.500 al mese per rischiare la vita nel difendere la sicurezza dello stadio (la fabbrica di soldi del calciatore e del suo entourage)- non possiamo stupirci se la vita di un uomo non ha più valore.
Ma è il calcio il problema oppure è solo un pretesto, un mezzo di sfogo di bande di giovani violenti che in passato si armavano per motivi politici e oggi trovano nello sport la loro valvola di sfogo. Tutto è da imputare ad una profonda crisi di valori che è ormai presente in Italia e nel mondo, nel nostro paese in particolare le forze dell'ordine sono derise e sbeffeggiate dai giovani senza il minimo timore.
La graduale "maternalizzazione" delle famiglie e l' ammorbidimento della figura paterna (che simboleggierebbe l'autorità -lo stato-la legge) hanno creato dei veri e propri mostri di incoscienza, di falsi coraggiosi, di teppistelli che si trasformano con facilità in assassini. Oggi un poliziotto rischia la vita ad averci a che fare e guadagna come un qualsiasi impiegato, non è tutelato dalla legge, se ferisce o uccide un malvivente nell'adempimento del proprio dovere viene messo alla gogna e giudicato come fosse lui il delinquente. Penso alla famiglia del povero poliziotto Raciti, ai giovani figli commossi al funerale, alla moglie composta in un dolore profondo intimo, un gruppo di persone che ha improntato la propria vita col mestiere del capo famiglia, orgogliosi della sua professione..ansiosi del suo ritorno a casa la sera. Vederselo strappare via così da un gruppo di ragazzini viziati e irruenti che non sanno come impegnare il tempo deve essere doppiamente doloroso. Non sono barboni o straccioni balordi, sono bellimbusti lavati e stirati dalla mammina, vestiti di abiti firmati. Mi spiace per gli stilisti D&G ma non è stata certo una bella pubblicità distinguere perfettamente il loro logo stampato sulla schiena di uno dei teppisti che assaltava la jeep dei poliziotti. Non penso ci siano neppure orientamenti politici fra questi giovani ma solo tanta ignoranza e una mancanza di valori preoccupante.
La colpa è dei genitori? Credo proprio di sì: da piccola avevo paura di fare del male per errore al mio fratellino giocando con irruenza o anche solo di alzare troppo la voce, perchè sapevo che mi sarei scontrata con l'autorità ferrea di mio padre. C'era poi la mamma che consolava dalle punizioni e le sorelle per riprendere a giocare e a ridere. Così giorno dopo giorno.. a casa, a scuola, in chiesa, in palestra, la coscienza morale si forma mutando la paura della punizione in rispetto per l'autorità e per la competenza, trasformando l'autorità da cui ci si difende in autorità a cui rivolgersi per chiedere giustizia.
Oggi i giovani si vantano di non aver mai preso uno sculaccione, di chiamare il padre per nome, di essersi fatti aumentare la paghetta per comprare il nuovo cellulare, la nuova auto.
Anche la tv ha la sua bella responsabilità in questa perdita di orientamento dei valori dei giovani, ovunque troppa violenza non solo fisica, ma anche verbale, troppa facilità nel criticare e demolire l'altro offendendolo. Chiunque può montare sullo "scranno del professore" e diventare il detentore di grandi verità, basta avere la lucina rossa della telecamera accesa su di sè e tutto è concesso. I famosi 5 minuti di gloria a cui siamo tutti destinati secondo Andy Warhol sono diventati ore (giorni nella casa del Grande Fratello).
Persino un personaggio "navigato" come Pippo Baudo si permette di criticare il Papa-Sua Santità nel programma "Quelli che il calcio" perchè: doveva pronunciarsi sulla morte del povero poliziotto.
Oggi Pippo Baudo è conduttore ma anche moralista, teologo, consigliere ecclesiastico, studioso dei temi sociali? Stiamo perdendo di vista il senso del limite, il ruolo che ognuno ha nella società.
Non si può criticare il Papa come fosse un concorrente del programma di Maria De Filippi,
Il Papa è un autorità indiscussa per i cattolici e sà bene se e come esprimersi su ogni argomento.
Pippo si dedichi a scegliere le canzonette del festival di San Remo.
E meno male che dobbiamo insegnare ai giovani il rispetto dell'autorità.

Teresa Manicardi ©