lunedì, aprile 10, 2006

PARIGI è sempre PARIGI!

Chi dovesse leggere in questo momento, probabilmente si metterà a sorridere. In effetti, nella vita ci sono dei momenti che ci portano a sorridere, ma ci sono anche dei momenti che ci portano a riflettere su quello che ci sta attorno.
Ormai è chiaro che non si può più considerare soltanto il nostro orticello, bisogna osservare attentamente anche quello che accade vicino al nostro Paese.
Parigi è sempre Parigi? Ho qualche dubbio in proposito, soprattutto se continuano gli scontri per il nuovo contratto di lavoro introdotto dal governo Francese ho l’impressione che Parigi non sarà più Parigi.
La cosa che lascia stupefatti è proprio perché questi scontri sono avvenuti in una città Europea, culla della civiltà da secoli e soprattutto in una città dove si credeva che l’integrazione tra i popoli di varie etnie fosse davvero reale, una città come può essere la stessa Londra, dove vivono migliaia di comunità differenti. Eppure, in questi paesi reputati tra i più civili al mondo è successo quello che nessuno pensava potesse accadere. A Londra per gli attentati della scorsa estate, se può essere una giustificazione, anche se provocati da figli di immigrati di vecchia data, può essere intravisto l’ombra del fanatismo religioso, ma a Parigi cosa ha spinto quei giovani a portare la loro protesta a un tale livello di violenza? Sarà davvero solo un malcontento generale per una Legge dello Stato che appare indubbiamente molto penalizzante per i più giovani o sotto sotto c’è dell’altro? In una intervista che ho letto proprio di recente a questi casseur, credo si chiamino così, che addirittura le ragazze partecipino a questi disordini solo con l’obiettivo di fare a botte con la polizia e se va bene di derubare i veri manifestanti, i passanti e i negozi di portafogli e quanto altro capiti a tiro.
Anche a Milano, recentemente, come a Genova, qualche anno addietro, abbiamo avuto una riprova di cosa può provocare l’odio, anche se dovuto, sembra, nel caso di Milano, ad un’avversa parte politica che manifestava le proprie idee, ma a Parigi le avvisaglie di un’inquietudine diffusa, e credo non solo verso la politica, si erano già fatte notare qualche mese addietro con le rivolte nelle periferie.
La cosa preoccupante, come ho già detto, è che questa insofferenza, chiamiamola così, nasce da persone che teoricamente dovrebbero sentirsi parte della società e non sentirsi come corpi estranei. Inutile affermare che la speranza è quella che non accada da nessun’altra parte quello che è successo e che sta accadendo in Francia, ma il timore che si possa verificare anche da noi non è del tutto fugato tanto più che una certa parte politica, non dico quale ma credo sia facile intuire di chi sto parlando, ha affermato che anche da noi accadrà senz’altro se le cose continuano così! Cos’è una minaccia o forse un timore o forse c’è già qualche cosa di organizzato pronto ad essere usato? Inquietante, a dir poco, come dichiarazione direi.
Capire da cosa nasca questo sentimento di odio, di rifiuto, nei confronti della società non credo sia cosa facile ne veloce, ma credo sia un argomento necessario da affrontare. L’integrazione è una strada obbligatoria da percorrere se vogliamo che il futuro non ci porti brutte notizie e drammi. Alcuni vecchi detti narrano che la storia si ripete e che la storia non ha insegnato niente. Spero, invece, che questa volta la storia qualche cosa la insegni, il muro contro muro non è mai servito e non servirà a nulla nemmeno in futuro.

F. Mariani

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