lunedì, giugno 12, 2006

GUERRA E PACE


Non è passato molto tempo dal 27 aprile ultimo scorso e purtroppo siamo ancora qui a parlare, anziché dei mondiali di calcio, di altri militari italiani colpiti di cui uno morto in quella terra triste e desolata che ormai è l’Iraq.
Le vittime italiane, 38 ormai, sono le più numerose dopo quelle americane e britanniche.
Forse sarà come dicono i politici; per pochi terroristi non si può abbandonare completamente un paese e che comunque andremo via tra breve e via discorrendo, ma, sinceramente, non so e non voglio assolutamente pensare a come mi sentirei se la prossima vittima civile o no fosse un mio amico o mio fratello o un mio parente.
La guerra in Iraq, perché di questo si tratta, non è mai finita, l’abbiamo capito. Mascherata da guerra di religione da parte degli insorti contro gli occupanti delle sacre terre dell’Islam in realtà, penso, sia solo una subdola battaglia tra etnie per arrivare al potere e per fare ciò che vogliono; cioè essere da soli, senza militari stranieri che impediscano le loro lotte per la vittoria sull’altra parte. Meglio, poi, per la mente malata degli estremisti, se queste battaglie, anzi, direi proprio guerre civili, si combattano in più paesi contemporaneamente, Iraq, Afganistan, e ultimamente ancora in Somalia in modo tale da dimostrare che “loro”, i fondamentalisti, possono fare quello che vogliono e che nessuno li può fermare. La guerra contro l’America e l’occidente è solo un pretesto per “esaltare” le masse e far fare solo quello che i capi vogliono. Un po’ come “armiamoci e partite”.
Per puro caso qualche giorno addietro mi è venuto in mano un vecchio disco a 33 giri di Sting,, quei dischi enormi di vinile. Sting è un cantante inglese famoso soprattutto negli anni ’80 per aver cantato nel gruppo dei Police. Bè. in questo disco c’è una canzone intitolata “Russians” che parla proprio della contrapposizione di ideologie che all’epoca c’era tra l’occidente/America e l’allora Unione Sovietica. Nei vari passi della canzone si accennava al fatto che Krushev minacciava l’occidente e Regan tranquillizzava la gente dicendo che l’America li avrebbe protetti. Tra vari ritornelli e varie strofe, leggendo o ascoltando attentamente, si sente il cantante che chiede, in un fantasioso colloquio con se stesso cosa deve fare lui per proteggere il suo bambino dal “ giocattolo mortale di Hoppeneimer”, leggi bomba atomica, si domanda perché succede tutto questo nel mondo. In un’altra strofa chiedendosi il perché siamo a questo punto, canta una rima che dice “ we share the same biology”, dividiamo la stessa biologia, e poi ancora alla fine ha una speranza, un desiderio che è, però, una certezza, quello di sperare e di credere che anche i russi amino i loro bambini. Dimenticavo, per tutta la canzone si sente in sottofondo un ticchettio che ricorda proprio il timer di una bomba pronta ad esplodere. E poi il silenzio. A lasciar pensare.
Tutti sappiamo cosa poteva accadere negli anni tristi della Guerra Fredda, i due schieramenti erano pronti col dito sul pulsante rosso pronti a reagire a qualsiasi movimento fallace dell’altro. Fortunatamente, non è successo niente, è prevalso il buonsenso e il dialogo. Non posso dire altrimenti di quello che stiamo vivendo adesso e, in generale, in questi ultimi periodi.
Non credo assolutamente che le opinioni, benché condivise da tanti, della scrittrice Oriana Fallaci siano le più giuste, però come già riscontrato più volte non vedo la disponibilità di alcune popolazioni a voler intraprendere semplicemente un dialogo. Verrebbe da dire ok, non vogliono nessuno straniero sulla loro terra, e così via? D’accordo; ma allora non pretendano aiuti sia economici sia di altro genere dagli Stati Occidentali. Oppure no? Sto sbagliando?
A questo proposito l’esempio più lampante è la Palestina, loro, gli estremisti, i Kamikaze, possono continuare a fare attentati in Israele perché è un loro diritto, e poi lo stato di Israele non esiste, eccetera, eccetera, ma appena gli stati occidentali hanno minacciato di chiudere i “rubinetti” , abbiamo visto tutti le lamentele che si sono levate dal medio oriente.
Spero proprio, per concludere, che non si finisca ancora come nel testo della canzone a dover sperare che nessuno utilizzi le armi atomiche contro gli altri, ma, purtroppo, da quello che si sente e si legge in giro, ovvero che qualcuno sta cercando di fabbricare le suddette armi in maniera sporca come i terroristi o in maniera “normale” come l’Iran mi fa perdere abbastanza la speranza, e, prima o poi, ho paura, che qualche cosa possa succedere. E come diceva Einstein:
“ non so come si combatterà la terza guerra mondiale, ma so che la quarta si combatterà con le clave “. Speriamo si sia sbagliato.

F. Mariani - Testo tratto dalla Newsletter di www.progettoprometeo.org

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