martedì, dicembre 12, 2006

Welby, caso senza speranza!



Quello del caso Welby sembrerebbe una questione dalla soluzione semplice ed ovvia. Un uomo che vive in stato di totale infermità fisica da quasi 10 anni chiede che vengano interrotte le tarapie che lo tengono in vita e venga staccato il respiratore; vuole mettere fine alle sue sofferenze e morire col consenso della legge senza esporre nessuno a un reato. Lo Stato si pronuncia: il tribunale di Roma dopo essersi riunito in consiglio decide di dare il nulla osta alla sua scelta, basta stabilire i tempi e i metodi e tutto potrà "risolversi" al più presto. Unico accorgimento da parte del tribunale è il seguente: se il malato welby dovesse soffrire troppo (nonostante la sedazione consentita per veicolarne il trapasso) i medici che lo assisteranno, a loro discrezione, potranno ripristinare la terapia e ricollegarlo al respiratore....e farlo "tornare i vita"!! Una bella responsabilità per quei dottori.
Non sarebbe meglio istituire un comitato etico e deontologico per prendere una così grave decisione? E il comitato, che secondo me dovrebbe comporsi almeno di un medico, uno psicologo e, fondamentalmente anche di un prete, non sarebbe meglio fosse capeggiato dai parenti più stretti? Solo chi ha assistito il malato al suo capezzale nei lunghi anni di degenza può capire da uno sguardo, da una smorfia se e quanto Welby sta soffrendo, il medico lo può solo constatare con misurazioni e macchinari, il prete può accompagnarne lo spirito con la preghiera, lo psicologo può interpretare alcune reazioni e sostenere i familiari, ma solo chi lo ama può prendersi una responsabilità così grande. Se fosse stato così anche nel caso di Terry Schiavo, che sconvolse l'America, la scelta sarebbe stata più giusta, per giusta intendo coerente con il desideri del malato, e lei sarebbe ancora viva; a lasciarla morire (dopo lunga agonia) togliendole gli alimenti e l'acqua fu l'ex marito già risposato e con prole...certo non si può dire l'amasse; immenso il dolore dei genitori che l'adoravano e assistevano da 20 anni. E' strano ma quando l'infermità colpisce una donna raramente il compagno le rimane accanto a lungo, è bello invece vedere la moglie di Welby dopo vent'anni coi capelli bianchi, seduta ancora accanto al suo compagno con la mano stretta nella sua. Che sia un ultimo gesto d'amore quello di Welby... andarsene per lasciarla vivere un pezzettino di vita normale? E se il vuoto invece fosse incolmabile?

Teresa Manicardi

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